3 – Statuto
¶ 1 Leave a comment on paragraph 1 0 Le riflessioni scambiate all’interno del gruppo sono state focalizzate sui seguenti punti, che costituiscono la base per le prime riflessioni del gruppo di lavoro.
¶ 2 Leave a comment on paragraph 2 2 L’associazione è molto cresciuta e cambiata dal giorno in cui è stata fondata cinque anni fa, e come tutte le realtà “giovani” sta continuando a cambiare e crescere ancora, segno che la strada che si è deciso di intraprendere è quella giusta.
¶ 3 Leave a comment on paragraph 3 0 Oggi ha raggiunto un punto critico, e deve essere pronta a compiere un salto dal punto di vista operativo, il che determina anche la partecipazione attiva e regolare in progetti di cambiamento che ci sono o stanno per nascere nel nostro paese.
¶ 4 Leave a comment on paragraph 4 0 Quindi SGI deve attrezzarsi per tempo e per fare questo è necessario che lo statuto, e conseguentemente, la sua organizzazione siano pronte a porre in essere azioni concrete in tal senso. L’attuale forma di APS, con partita IVA, non è adatta a gestire situazioni di regolare coinvolgimento in progetti che abbiano anche una dimensione economica.
¶ 5 Leave a comment on paragraph 5 4 Per questo si sono individuate tre direzioni (non necessariamente da considerare come scelta dell’unica soluzione da attuare):
- ¶ 6 Leave a comment on paragraph 6 0
- modifica dello statuto per trasformare SGI in un’associazione no-profit pura;
- creazione di una struttura commerciale semplice che permetta di gestire in maniera separata la partecipazione o la organizzazione di progetti (ad esempio creando una società interamente posseduta da SGI con regole di governance molto rigide a tutela dell’intera Associazione);
- dematerializzazione completa dei processi amministrativi dell’associazione, e non solo dell’assemblea.
¶ 7 Leave a comment on paragraph 7 0 Tutto questo deve essere letto con ben chiari due principi guida;
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- massima trasparenza;
-
applicare alla nostra associazione i principi e le buone prassi che predichiamo.
¶ 9 Leave a comment on paragraph 9 4 1) Revisione statuto
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La forma attuale come APS con partita IVA non è adatta ad accompagnare la crescita dell’associazione.
È auspicabile una separazione (netta) tra l’attività non a scopo di lucro e le attività strumentali a fini di lucro.
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Il punto critico su cui dobbiamo ragionare è se l’associazione la vogliamo riconosciuta (ONLUS) oppure no.
Nel primo caso si possono ricevere donazioni del 5×1000 e simili, si è ammessi a più iniziative/bandi della PA ed è più facile per le imprese scaricare eventuali donazioni.
Nel secondo caso ci sono minori vincoli organizzativi e gestionali oltre a un iter di trasformazione più semplice e meno costoso. Ad esempio per un’associazione non riconosciuta è possibile avere una sede completamente online, mentre un’associazione riconosciuta ha (molto probabilmente) dei vincoli e deve avere una sede fisica.
¶ 12 Leave a comment on paragraph 12 2 È importante valutare realisticamente se sia ragionevole attendere introiti significativi dal 5×1000. Se si parla di poche centinaia di euro l’anno, il gioco non vale la candela.
¶ 13 Leave a comment on paragraph 13 0 Lo statuto va comunque corretto in alcuni passaggi contraddittori circa le modalità di elezione delle cariche sociali che sono emersi nel tempo, e nelle tipologie di soci.
¶ 14 Leave a comment on paragraph 14 0 Da inserire nello statuto regole chiare circa la governance della società strumentale, che eventualmente si va a creare. Deve essere chiaro che è di proprietà e sotto il controllo dell’Associazione, e non di alcuni di essa. Per questo ci deve essere massima trasparenza sia per la governance, che per il reporting/rendicontazione (non solo economico/finanziaria)
¶ 15 Leave a comment on paragraph 15 0 Da inserire anche linee di indirizzo verso la totale dematerializzazione, sia per valutare se sia possibile e conveniente individuare un’unica sede legale online o se sia possibile e conveniente optare per una soluzione intermedia (sede online e secondaria/operativa?), sia per la gestione digitale di tutti i documenti dell’associazione, creando processi amministrativi online.
¶ 16 Leave a comment on paragraph 16 0 2) Società strumentale
¶ 17 Leave a comment on paragraph 17 2 La governance della società strumentale viene definita a livello di statuto associativo, dovrebbe essere di proprietà di SGI al 100%.
¶ 18 Leave a comment on paragraph 18 0 L’Assemblea deve approvare i piani aziendali e le operazioni di gestione straordinaria, in ottica di massima trasparenza.
¶ 19 Leave a comment on paragraph 19 0 L’ipotesi di partenza potrebbe essere una srls con amministratore unico per mantenere la struttura semplice e con costi di gestione minimali.
¶ 20 Leave a comment on paragraph 20 1 È opportuno verificare la compatibilità di questa forma con i requisiti di solidità finanziaria e organizzativa per partecipare a progetti europei. Quest’ultimo è un percorso da costruire nel tempo, che va tenuto però presente fin da ora.
¶ 21 Leave a comment on paragraph 21 0 3) Dematerializzazione
¶ 22 Leave a comment on paragraph 22 1 Dobbiamo al tempo stesso mantenere la gestione più semplice e moderna, e dimostrare nei fatti che SGI applica a se stessa ciò che consiglia agli altri.
¶ 23 Leave a comment on paragraph 23 0 Coordinatore: Daniele Tumietto
¶ 24 Leave a comment on paragraph 24 0 Partecipanti: Fulvio Ananasso, Claudio Anastasio, Andrea Caccia, Guido d’Ippolito, Marco Menghini, Giuseppe Pirlo, Morena Ragone, Paolo Russo
Questo tipo di organizzazione, credo, trasformerebbe anche quello che è stata e che è, perr come l’ho conosciuta, questa associazione. Bisognerebbe rispettare la sua essenza e la sua vocazione, con la possibilità di costruire partneriati con altre realtà associative o enti.
Sono consapevole di questo rischio, e ne abbiamo discusso con Paolo Russo, l’identità e la storia di SGI vanno preservati e tenuti in considerazione, ma serve pensare ad un “vestito”, lo statuto, più adatto alle esigenze che si stanno manifestando. L’idea de parteneriati con altre realtà è in linea con quanto pensiamo di proporre.
Laura, quello che evidenzi è un passaggio estremamente delicato, infatti. Anzi, secondo me è il passaggio di questa assemblea. Abbiamo una decisione molto importante da prendere sul futuro dell’associazione.
In cinque anni SGI è cresciuta tanto, basandosi quasi esclusivamente su lavoro volontario. Possiamo andare avanti così, ma organizzandoci davvero come una organizzazione di volontariato. Il che vuol dire che si deve distinguere chiaramente tra socio volontario (che contribuisce con un tot di ore di lavoro alla vita dell’associazione) e socio simpatizzante (che non lavora, ma da’ un sostegno economico sotto forma di denaro perché pensa che lo scopo dell’associazione sia giusto). Se andiamo su questa strada, bisogna assolutamente ribilanciare la proporzione tra volontari e simpatizzanti. Do una stima ad occhio, ma non credo che sia sbagliata nell’ordine di grandezza. Sia nel 2015 che nel 2016 SGI è andata avanti grazie a circa 900-1000 giorni/persona di lavoro. Anche in questo caso si applica la legge di Pareto e l’80% del lavoro è stato svolto dal 20% dei soci. E di quell’80% gran parte lo hanno svolto Flavia, Nello ed Emma, che ora, per motivi diversi, non possono più contribuire. Quindi questa è una strada che si può seguire solo se un buon numero di soci attuali – e magari di nuovi – si rimbocca le maniche e decide di passare a un ruolo costantemente attivo. Altrimenti non abbiamo più la forza lavoro per andare avanti come prima.
L’alternativa è quella di darsi una organizzazione che sia capace anche di generare degli utili che finanzino le attività. In realtà c’è sempre stata l’ambizione di farlo, ma poi alla fine a mio personale parere non c’è mai stata fino in fondo la convinzione per fare le scelte che sono indispensabili per avviare questo tipo di attività. Fare impresa non è una colpa né una vergogna né una diminutio del profilo di ricerca nel settore dell’innovazione. Dipende da come si fa. Ovviamente, nel nostro caso si dovrebbe fare in maniera trasparente, etica, socialmente corretta e del tutto funzionale alla missione associativa. E’ un peccato perché a smaltire rifiuti tossici in una fossa si fanno molti più soldi, ma purtroppo abbiamo una vocazione diversa e ci tocca seguire la strada più difficile.
Queste le due alternative. Qual’è il mio sentire al riguardo?
Secondo me, servono tutte e due.
Se volessi stare dentro un’associazione nella speranza di incrementare il mio business, non sarei stato e non starei in SGI, ma in un’associazione professionale. La dimensione “volontaria” di SGI per me è fondamentale. Però, abbiamo la possibilità di fare tanto di più. E per questo ci servono risorse. Quindi ben vengano attività di natura imprenditoriale. L’importante è che le due dimensioni restino chiaramente separate e che le politiche imprenditoriali siano sotto il controllo dell’associazione. Per questo personalmente ritengo che sia necessaria la costituzione di una qualche forma d’impresa – su quale forma lascio ragionare gli esperti come Daniele – da un lato per separare chiaramente la gestione e da un altro per facilitare i rapporti con le altre imprese. Ammettiamo pure di non voler avere una società operativa, ma di voler lavorare solo attraverso parternariati con altre imprese. Entrare nei parternariati attraverso una srl è molto più chiaro e facile che farlo tramite una associazione con partita IVA.
Risposta prolissa come mio solito, ma spero utile a fornire elementi di discussione.
Concordo con Paolo, è un passaggio fondamentale, ed io penso che sia meglio procedere con cautela. Immaginiamo un obbiettivo ambizioso di lungo periodo, ma partiamo dal primo gradino per salire tutta la scala.